Sardegna zona franca: da tasse o da scorie?

 

Mentre molti sardi sperano che tutta l’Isola diventi Zona Franca, per godere di tutti i vantaggi che ciò comporterebbe, i nostri politici litigano come comari schernendo anche chi si batte per il movimento dimostrando, con una ponderosa documentazione, che essa sia un vero e proprio diritto dell’Isola, altri propongono delle zone limitate ai porti o, peggio, allargandola alle Regioni del sud della Penisola, come se fossero Isole! La conclusione sarà la solita, tornerà tutto nell’oblio, mentre l’Europa aspetterà che dalle cento berrette e cento teste, ne esca fuori una sola, ma buona!

Non sappiamo se la Sardegna, aumentando la sua autonomia - anche politica - nei confronti del governo centrale, sia poi in grado di avere politici capaci di liberarsi dal servilismo politico verso il governo di Roma.

E’ difficile essere ottimisti se vediamo i politici agli ordini dei partiti nazionali, mentre quelli indipendentisti litigano come tanti galli nello stesso pollaio in cerca della supremazia, spezzentandosi in tanti gruppuscoli come avviene quando gli eredi devono dividersi il terreno familiare in tanti fazzoletti di terra inadatti a qualsiasi programma di un’agricoltura razionale, non essendoci qui il maso chiuso come in Alto Adige.

Comunque, in questi continui battibecchi e colpi proibiti tra i contendenti, l’autonomia regionale sembra una semplice espressione letteraria.

Sono nati movimenti spontanei di cittadini contrari alle ricerche petrolifere e di metano in quel paradiso di verde e di colture che è il territorio di Arborea, che si contrappongono ai voleri di Roma che intende esautorare la Regione dalla sua sovranità, decidendo ugualmente di autorizzare le ricerche del metano.

Ricerche che avvengono sparando a tremila metri di profondità delle vere e proprie bombe d’acqua ad alta pressione, mista ad additivi, in grado di frantumare le rocce.

Col rischio di causare frane profonde nel territorio meno tellurico d’Italia e del Mediterraneo, oltre che inquinare le falde acquifere, come avvenuto in America, in particolare nel Texas e nell’Ohio, dove si sono verificati terremoti mai accaduti nei secoli passati, e vedere uscire dai rubinetti acqua inquinata ed infiammabile!

 

Un altro regalo che farà il governo centrale alla Sardegna, sarà la scelta dell’Isola, come territorio non tellurico, sito ideale per le scorie nucleari.

Siccome l’occupazione dei siti superficiali per esercitazioni militari destinati a unità da sbarco, di battaglie tra carri armati, esercitazioni aeree con lancio di missili e una vera base missilistica, con tutti i relativi inquinamenti di residui di bossoli di varie armi, dalle pistole, dagli obici e da sperimentazioni missilistiche, era necessario completare l’opera di considerare l’Isola come una discarica completa, occupando gran parte del suo sottosuolo.

Ma non tutto viene per nuocere, diamine! C’è un bel progetto di incremento delle coltivazioni agrarie. A Porto Torres, nel sito industriale dove tutti hanno mangiato a quattro ganasce, in cambio di posti di lavoro, sono rimasti decine ettari di terreno inquinato, un deserto di capannoni ed attrezzature arrugginite, una massa di disoccupati e di famiglie alla fame.

Nel frattempo, in questo territorio di miseria e desolazione, lo Stato ha previsto lo stanziamento di un miliardo per il progetto Matrìca, per bonificare il sito e costruire un mega impianto per la produzione di energia verde dalla coltivazione del cardo selvatico! Una grande coltura tutta ecologica, che non richiederà molto impiego di mano d’opera e che ci regalerà lo spettacolo di campi fioriti dove, purtroppo, nemmeno le pecore potranno andare perché non è un’erba gradita. Proprietari di terreni incolti per mancanza di reddito, come chi estirpò le vigne o lasciò i terreni incolti, per sopravvivere qualche anno con l’elemosina europea prevista per il set aside, li coltiveranno con il redditizio cardo selvatico!

Mentre l’Europa concedeva ai nostri agricoltori questi regali illusori pur di abbandonare a favore dei Paesi del nord la coltivazione della barbabietola da zucchero, la chiusura degli zuccherifici - di cui uno in Sardegna - l’abbattimento delle vacche da latte e la chiusura delle stalle, il governo centrale ha contribuito alla desertificazione agricola ed industriale anche nel sud dell’Isola, ora che cosa si prevede?

La coltivazione di canne! Con l’illusione di redditi certi e di poco lavoro, vedremo estirpare i vigneti del Carignano e le distese di carciofaie, per riempire i campi di canne fruscianti ai venti?

In tutto il mondo le coltivazioni agricole necessarie per sfamare la popolazione sempre crescente, si pensa alla produzione di biocarburanti ed alla coltivazione di specie non idonee a sfamare la gente. Assurdo, per non dire demenziale! Dobbiamo accettare supinamente che la Sardegna diventi ancora una volta terra di conquista per queste speculazioni dietro le quali si nascondono interessi e personaggi molto fumosi, come successo per il fotovoltaico?

Non crea sospetti che anche il nostro governo attui iniziative a favorire questi disegni? Con l’Imu che gli agricoltori dovranno pagare, chi è sprovvisto di liquidità sarà costretto, come tanti piccoli proprietari della prima casa, a vendere a prezzi di realizzo le case ed i terreni, prima di farli sequestrare dalle banche. A prescindere che l’Imu sui terreni è una vera perversione legalizzata, anziché prevederla per i terreni non montani, non si potrebbero esentare i terreni coltivati? In tal modo anche i terreni montani potranno diventare produttivi, incrementando la coltivazione di foraggere sia per il pascolo brado che in stalla.

(romanosatolli@ilconsumatore.eu)